oltre il legno forme e figure: Legno spiaggiato

Salve a tutti, sono Ciro, persona abitualmente schiva e solitaria. Uomo, oramai …..di una certa età. Originario di Portici (NA), città che porto sempre nel mio cuore. Da oltre 20 anni abito nel centro storico di Castellonorato, piccola frazione pedemontana di Formia. Borgo edificato su una collina a picco sul mare. Dalle finestrelle di casa mia, in linea retta, i primi ostacoli che vedo sono l’isolotto di Santo Stefano e Ventotene. Nelle giornate limpide e cielo terso si distinguono nettamente: monte Faito, Vesuvio, Punta Campanella, tutte le isole del golfo di Napoli (Capri, Vivara, Procida, Ischia) e tutte le isole del golfo di Gaeta (Santo Stefano, Ventotene, Ponza, Palmarola) compreso il promontorio del Circeo e la stessa Gaeta. E mare. Tanto mare. Fino all’orizzonte.

Fin da piccolo mi piaceva disegnare. Il problema è che non sono mai stato bravo a farlo. Ho iniziato allora ad “esprimere” i miei pensieri con i soli colori. Non avendo più un posto dove poter continuare a “colorare” e non avendo più un muro libero per appendere i miei lavori, circa venti anni fa, ho smesso. La passione per i “legni” mi ha assalito nello stesso periodo. Ricordo perfettamente quando. Mi trovavo ad Agrustos (Sardegna). In uno dei pochi minuti passati sulla spiaggia (abitualmente, al mare, il mio tempo lo passo in acqua. Sopra o sotto indifferentemente), ho trovato un pezzetto di legno intenerito dal mare. Ho iniziato a lavorarlo con un piccolo coltellino. Alla fine mi sono ritrovato tra le mani una “cosa” che prima non esisteva e che “riconoscevo”.

Per i miei lavori uso esclusivamente attrezzi manuali (sgorbie, scalpelli, raspe di tutti i tipi, forme e dimensioni, seghe e seghetti ad arco, carta vetro grana da 40 a 320). Per la “ricostruzione” o “creazione” di parti mancanti uso un collante bicomponente al quale aggiungo la segatura del pezzo di legno che in quel momento lavoro. Il legno viene trattato esclusivamente con turapori all’acqua, tingilegno (quando serve). Due tre mani e, quando secca, carta vetro da 100 /120. Altre due mani e dopo qualche giorno, retina di acciaio. In questo modo il legno diventa “velluto”. Per la finitura uso solo cera d’api, olio o gommalacca a pennello. Tanto “olio di gomito” per la lucidatura con spazzole varie.

Non ho mai avuto nessuna altra velleità diversa da quella di sentirmi circondato dalle mie cose. Di poterle guardare. Di cercare di far capire alla mia paziente consorte la loro giusta posizione. Il giusto verso. Mi riferisco a mostre, eventi e manifestazioni. E la cosa che mi sconvolge di più è che questi legni piacciano anche alle poche persone cui li ho mostrati (per precisa volontà o per caso). In realtà, ad oggi, pochi amici sono a conoscenza della mia passione. Questo blog nasce dalla ferrea volontà della mia amica Alessia (tra l’altro autrice materiale del sito) e di mio fratello Franco. Mi hanno minacciato e ricattato in tutti i modi per estorcermi il “sì” alla creazione del blog. Alessia ha anche “rapito” un mio legno. Sono convinti che la visione dei miei “legni” debba essere alla portata di più persone. La mia convinzione è che in ogni cosa, in ogni oggetto, in ognuno di noi si nasconde qualcosa di bello ed insuperabile. Sta a noi riuscire a vederla, riconoscere e recuperarla.

Alessia. Se un senso c'è.......

Un vero motivo...o, uno solo, della creazione di questo blog credo proprio non ci sia.

C'è che quando ho visto per la prima volta le opere (quelle che Ciro chiama genericamente legni) e, soprattutto da come da un legno raccolto si possa arrivare a una nuova creatura, ...ho pensato che tutto questo meritava più visibilità. Ho pensato che ci fosse bisogno di qualcuno che raccontasse questa storia, soprattutto, a chi come me può vedere tutto questo solo da lontano. Quindi questo blog è per me un libro di fiabe, di boschi pieni di elfi e folletti, di magia, di legni ormai morti che conservano in sé il germe della loro trasformazione e il segreto di una rinascita... Così come lo possiede in fondo ognuno di noi.

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Legno spiaggiato

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